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QE vs QI ("Quantitative Easing" contro
"Quoziente Inttellettivo") Padoan: il debito sale per impegni con Ue e crescita negativa Borse sprint dopo Draghi e Cina: Milano +3,9%, tassi sui BTp mai così bassi - E Pechino taglia a sorpresa Draghi accelera verso il Qe: contro il rischio deflazione pronti a comprare più titoli Cerchiamo di cogliere i fattori salienti. Il Ministro dell'Economia denuncia le difficoltà arcinote dello Stato italiano. Nonostante ciò: tassi sui BTp non sono mai così bassi! Merito di chi? Di Draghi che, con il suo potenziale illimitato, si diverte a sparecchiare gli eccessi di offerta, o a colmare i deficit di domanda, sul mercato secondario dei bond governativi. Insomma, l'Italia denuncia le sue difficoltà e i rendimenti (remunerazione del rischio) scendono... Ecco perchè titoliamo QE vs QI... E poi, perchè le borse festeggiano? Cosa pensa la gente che Draghi si metterà pure ad acquistare sull'azionario? Scherzo! Non è ammissibile. La vera ed unica notizia del giorno è che anche la Banca Centrale Cinese taglia i tassi i fronte ad un calo della domanda aggregata mondiale, per un rallentamento delle esportazioni, e per competere a livello globale con le altre Banche Centrali nella sfida a chi svaluta meglio. Insomma non bastano i vantaggi competitivi tipici cinesi (basso costo del lavoro), ora si svaluterà pure lo yuan? E' chiaro che con tassi globali ai minimi dei minimi, il mercato dei bond perde sempre più appeal e lascia inevitabilmente più spazio ai listini azionari. Attenti soltanto all'infalzione Americana e quando la Yellen, dalla prossima primavera in poi, sarà costretta a ritoccarli al rialzo. |
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UNA CORNICE SENZA QUADRO Oggi mi va di fare un accenno macroeconomico che mi ha sempre entusiasmato sin da quando studiavo, proprio a Napoli. Sto pensando agli anni 80-90 e alla deflazione giapponese che durava da decenni ed aveva attanagliato una importante potenza economica mondiale. Allora la tecnoclogia era tutta giapponese, la Cina non esisteva, gli Usa dettavano legge con un dollaro forte e l'Europa sognava un mercato comune. Questo Giappone era forte a livello innovativo ma il pil non riusciva più a camminare soffocato da un eccesso di offerta con prezzi al consumo in picchiata ed una politica monetaria a tassi zero che si era castrata da sola e non riusciva in nessun modo a stimolare la domanda aggregata. Il Giappone è ripartito, almeno finanziariamente, soltanto nel 2013, dopo Fukushima, quasi a dire che "non tutto il male viene per nuocere". Ora sembra proprio che in quella condizione ci siamo noi, in Europa. E la situazione sempre più difficile incuriosisce sempre di più proprio per vedere "che cosa si inventerà Draghi" per uscire da questa trappola dai connotati "a mandorla". Grande merito ha avuto il Governatore per aver contenuto la più grande crisi finanziaria mondiale che lo ha costretto ad abbassare i tassi fino alllo 0,05. Ma adesso? La Bce ha in mano la Politica Monetaria che però è asimmetricamente bloccata, a meno che non ci sorprenda con qualche colpo magistrale. La Politica Fiscale è in mano ai Governi che sono superindebitati e che pertanto non possono praticarla in quanto impegnati a rientrare nei parametri comunitari. insomma, Politica Monetaria spalle al muro e Politica Fiscale impraticabile: è come guidare un auto col volante bloccato ed il cambio a folle, l'unica speranza è che la strada si metta da sola in discesa! L'impostazione monetarista e liberale, che per molti versi ha dei risvolti estremamente efficenti, finisce per definire in un momento così difficile solo una "cornice" di regole fatte di tassi e riforme che non arrivano mai o sempre in grave ritardo, quindi inutili. Finiamo così per diventare tutti dei poveri spettatori che immaginano un'opera d'arte molto particolare: una cornice senza quadro! leggi pure l'articolo "Moneta e inflazione" Marco Ianniello - La Fonte n. 38 marzo 2008 |
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QUANTO (POCO) DURERA' L'EFFETTO DRAGHI? Massimo rispetto, parla Draghi! Un uomo che rimarrà nella storia per aver fermato il mondo con il su sorriso apparentemente innoquo ma diabolico. L'uomo che ha arginato l'ondata di piena dei mercati accaniti contro i Titoli di Stato che per definizione (almeno scolastica) dovrebbero essere i titoli risk free di riferimento. Il suo gioco diablico è stato quello di sostenerne il prezzo con riacquisti sul mercato secondario finquando gli operatori si fossero dimenticati, almeno in parte, dei brutti momenti finanziari originati dai subprime nel 2008. Questo caso particolare è eloquente ed insegna che una ricetta per ricreare la fiducia senza veri interventi strutturali consistenti è semplicemente quella di far trascorrere del tempo adeguato utile ad alleggerire i timori: se non puoi fare altro che niente... "adda passà a' nuttata"! In realtà i suoi interventi non hanno fatto altro che sostenere i prezzi in maniera artificiosa, occultando i veri rischi degli emittenti governativi che nel frangente non hanno nemmeno saputo risanare i loro fondamentali, Italia in primis (unico paese del G7 con il Pil in calo su base annua). Al summit di Jackson Hole Draghi ha parlato davanti a tutti i maggiori banchieri centrali facendo riferimento ad una gestione monetaria che non fa dell'austerity una regola ma uno strumento flessibile. Questo annuncio è riusicto a spezzare un tantino le aspetative delgi operatori che in questi ultimi mesi avevano inserito nei loro processi razionali di scelta l'automatismo delle regole del quantitative easing e delle restrizioni nei bilanci pubblici tanto pretese a livello centrale. Spesso Draghi afferma in pubbliche uscite che "la Bce utilizzerà tutti gli stumenti a sua disposizione". Verrebbe voglia di aggiungere che utilizzerà al massimo anche gli strumenti che non ha! quindi non farà nulla! I mercati nell'immediato però ci credono e come in questi giorni reagiscono bene e con vivacità. Grande Draghi! E massimo rispeto! Ma i mercati finanziari non sono modelli econometrici (e Draghi lo sa) e in fin dei conti non sono neppure l'obiettivo della Politica Monetaria di una Banca Centrale. I mercati interpretano ogni notizia con sospetto, euforia o indifferenza. Se guardiamo l'esploit di questi ultimi giorni si avverte la sensazione che ci troviamo di fronte ad un fisiologico pull back ribassista, di fronte ad una semplice formazione di tipo A B C dove ci manca l'ultimo tratto finale... l'onda C direzionata all'in giù! Questo non per svilire l'operato di uno dei più grandi banchieri centrali che passerà alla storia (affermazione molto campanilista), anche perchè non siamo all'altezza, ma per far capire che non tutte le notizie interessano alle borse e quelle che un po' interessano, come questa, hanno comunque degli effetti temporanei perchè i trend devono completare le loro formazioni e quindi seguire la loro rotta prima di avere la forza di cambiarla. Il trend per invertire ha bisogno di qualcosa di più di uno o più annunci e sicuramente di più tempo per maturare appieno un cambiamento. Facendo riferimento all'FTSE MIB Italia, sono circa 2 mese che ha corretto iniziando una fase di ribasso (onda A), ora sta percorrendo l'onda rialziisata (B) di pull back (coincisa casualmente con l'effetto Draghi) ma quello che ci aspetta è l'onda C ribsssista e più profonda: solo dopo questa si può guardare con occhi diversi e rivalutare l'andamento dei mercati. |
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ENEL ACCENDE LA LUCE Gli energetici hanno segnato il passo con la crisi ma Enel riaccende la luce. Il titolo ha registrato un crollo vertiginoso dal 2011 fino a metà 2012. Successivamente ha cercato di risalire ma è tornato al punto di partenza nel luglio 2013 dove ha registrato un doppio minimo, dando maggiore affidabilità al supporto a 2.25. Da allora il titolo è in una fase di forte espansione con un exploit del +60% ai prezzi correnti. Attualmente il trend di base è crescente ed è difficile immaginare che scenda sotto il supporto dinamico di 3,00 euro (v. grafico trendline verde). Qui si evince la forza del trend-up in atto che ha rotto le fun-lines decrescenti in tre punti significativi ed in ultimo a quota 3.40 rendendo affidabile anche questo livello di prezzo in un ottica di test. Focalizzando su un timeframe più recente, il titolo ha rotto un testa spalle rialzista ed ha nelle sue corde un primo livello a 4.00 ed anche quota 4.40. Ci riuscirà? L’appuntamento è per la fine dell’anno.
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GEOGRAFIA DEI MERCATI 2013: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO Come
ogni fine d'anno tiriamo le somme. Se vogliamo leggere e cogliere degli spunti che possono avere una valenza prospettica, evidenziamo una prima fase un po' più reattiva iniziata intorno alla metà di ottobre 2013 dove è sempre il Nikkei a dettare legge davani al Dax e al Dow Jones. Da metà novembre 2013 è iniziata una fase prevalentemente laterale dove ha sempre primeggiato il Nikkei, il Dax ed il Dow Jones che si muovono praticamente all'unisono sebbene la Germania sia il maggior esportatore del mondo (per questo criticato!) e gli Usa l'economia più nebulosa del momento, dove la finanza distrugge patrimonio e subito dopo miracolosamente ricrea utili a due cifre... Sul finire dell'anno intervengono le dichiarazioni dei Banchieri Centrali che "annunciano" che le politiche monetarie globali saranno oggetto di progressive revisioni: da un lato la Bce dichiara di voler rispondere ai cambiamenti macroeconomici che hanno fatto registrare segnali di moderata crescita del Pil in alcuni paesi Europei (Italia esclusa); dall'altro la Fed che dichiara di voler intraprendere un progressiva diminuzione del sostegno (tapering) ai titoli a reddito fisso americani. In seguito a queste notizie, ecco lo scenario che delinea gli indici più reattivi secondo l'ordine di arrivo sul traguardo di fine anno: FTSE Mib, Dax, Nikkei, Dow Jones, India e Cina. Insomma, ora è il momento di sbilanciarsi un po'! I mercati più affidabili restano quelli dell'area Giappone (escluso Cina ed India) e i mercati Usa e Germania. Gli aspetti macroeconomici in questo caso premiano solo la Germania, unica economia che è riusicta a mantenere certi equilibri di produttività, competitività (nonostante un Euro apprezzato!), crescita del Pil e mantenimento dei livelli occupazionali. Da un punto di vista finanziario, l'Italia mantiene un certo appeal forse grazie a prezzi molto bassi e, forse, potrebbe confermarsi la sorpresa del 2014, il posto migliore dove fare shopping? Non chiediamoci perchè, perchè i "fondamentali" in questi discorsi non c'entrano quasi per niente! Le economie emergenti restano troppo marginali e stentano a risollevarsi da un terreno troppo paludoso: esse aspettano di esser rimorchiate da altre economie trainanti, esse aspettano che i capitali, finora rimpatriati a causa della crisi, riprendano a circolare con più fuidità. Buon Anno a tutti. |
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ITALIA vs FTSE MIB: L'ECONOMIA PIANGE E LA FINANZA RIDE Qui Italia: meglio non parlare di economia reale, la recessione ha cancellato il Pil, chi ne parla in televisione non sa più di che cosa parla. Qui Milano: l'indice azionario Ftse Mib stupisce con un +28,66% dal 25 giugno al 22 ottobre 2013: 4 mesi in cui si respira un clima mite di stabilità finanziaria con uno livello spread btp/bund posizionato sui minimi. Non si sa se il merito sia di chi ha Governato il paese o di chi è uscito (definitivamente?) di scena. In realtà, la Borsa italiana era molto depressa e si è distinta tra le migliori a livello globale. Ora siamo in una fase di flessione con una discesa sotto i 19.000 punti. Data la volatilità del mercato nazionale, forse, è meglio restarvi fuori o sell-short. |
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TMX SU FINMECCANICA: UN TRADE PERFETTO Prendiamo in esame il trade sul titolo Finmeccanica selezionato dal TMX del 30/09/2013 al fine di comprendere come meglio utilizzare i segnali del Report. Per lunedì 30/09 era già disponibile il trade nel Report-TMX: il titolo quotava 4,422, il trend indicato rialzista in fase di temporanea correzione, il prezzo di entrata in acquisto a quota 4.70 (linea blu) da inserire come ordine condizionato (se p > 4,70 acquista a 4,70) (*). Dopo 2 giorni il titolo ha oltrepassato tale livello, ha scambiato sul prezzo inserito a 4,70 ed il trade è partito con stop loss a 4.322 (linea rossa). Osserviamo bene che il momento più delicato dei un trade è proprio quello iniziale dove si deve monitorare la volatilità rispetto allo stop loss stabilito, che è opportuno inserirlo a priori ed adeguarlo progressivamente (trailing stop) man mano che il trend prosegue nella direzione auspicata. Il target price invece si può anche inserire in un secondo momento valutando prima la forza del trend in atto. Nel caso specifico in esame, il target price a 4,9693 è stato raggiunto nell'arco della stessa giornata del 2/10 segno che il trend-up era di forte direzionalità e sarebbe stato meglio non averlo inserito da subito e lasciar correre il trade. Ma come spiegato ciò può esser secondario anche perché il trade indicato, aperto a 4,70 e chiuso a 4,9693, ha performato un +5,73% in un giorno! Lasciando correre il forte trend il titolo, arrivato a 5,20 il 3/10, avrebbe reso un bel 10,64%. Ma a volte troppi "se" disorientano la mente!
(*) Un ordine condizionato di questo tipo (se p > 4,70 acquista a 4,70) ci "difende" nel caso in cui il trend-up in corso non dovesse proseguire o addirittura invertire la rotta. Se, infatti, dovesse iniziare un down-trend il livello-soglia di entrata in acquisto, posizionato un po' più in alto, non verrebbe eseguito e pertanto limita la probabilità di trovarsi in acquisto in un'eveoluzione di mercato ribassista. |
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DOPO LA PAUSA ESTIVA TUTTA L'ASIA RIPARTE PER PRIMA Nel periodo estivo appena trascorso l'andamento dei mercati è stato prevalentemente laterale. Nonostante ciò rimane indiscusso, da inizio anno ad oggi, il dominio giapponese dell'indice Nikkei (ca +42%) seguito a debita distanza dal Dow Jones americano (ca +18%) e dal Dax tedesco (+14%).Ma focalizzando l'attenzione sul timeframe di quest'ultimo mese, salta subito agli occhi che, da fine agosto a questi giorni di settembre, tutti gli indici azionari asiatici (rispettivamente nell'ordine India, Giappone e Cina) hanno decisamente performato meglio degli Usa lasciando per ultime le borse europee. Insomma, tutti i mercati continuano a salire ma tutta l'Asia, anche quella che si era fermata da un po', rilancia con uno sprint anche a due cifre. E' finito l'oblio di India e Cina? Si sono svegliate anche loro di fronte alla recente e poderosa corsa del Giappone? |
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QUALCUNO NON CI CREDEVA MA E' SOLO L'INIZIO Quando abbiamo pubblicato sul sito il nostro articolo del 24.05.2013 molti non ci credevano ancora che l'intero assetto finanziario sarebbe presto cambiato. Il bello è stato che, a parte la calata repentina del Nikkei seguita da qualche indice Europeo, gli altri mercati erano rimasti un po' indifferenti e la cosa sembrava avallare i soliti "Ma no...!" degli sprovveduti. I mercati però non si sa mai abbastanza quanto sono tremendi. Il bello è stato pure che, dopo una prima tranquilla discesa, i mercati si sono anche fermati qualche giorno a riflettere (il tempo giusto per far rilasare gli outsider) per poi fiondare giù ancora un'altra volta e ancora peggio. Erano mesi che non si vedeva il Dax registrare un -2,89% seguito da un -1,71% di fila (ringraziamo il Dax). Tutte le Borse scendono sulla notizia che la Fed diminuirà gli acquisti di Bond ponendo fine alla linea espansiva americana a sostegno della Crisi: è razionale pensare che i rendimenti sui titoli a reddito fisso potranno solo che aumentare senza un acquirente così importante dal potenziale illimitato. Di conseguenza le Borse azionarie perdono subito il loro appeal. Tutti gli indici scendono parimenti senza evidenziare, almeno in questa fase, deflussi di capitali da un'area geografica all'altra (qualcosa ritornerà sicuramente negli Usa visto che in prospettiva dovranno offrire "finalmente" un rendimento reale positivo: non solo l'economia era "drogata" ma si permetteva pure di riconoscere un rendimento al minimo storico dell'1,43% sul decennale!). Francamente questa valutazione razionale ci interessa di meno anche perché noi il 24.05.2013 non potevamo sapere nulla di quello che era nei pensieri della Fed e che avrebbe annunciato poi. A noi ci è dato solo percepire in anticipo ed in pieno che qualcosa stava cambiando e cosa stava accadendo. E intanto tutti continuano ad andare giù.
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INTERROTTA L'INARRESTABILE CORSA DEL NIKKEI
Sono
passati 6 mesi, dal 12 novembre 2012 al 22 maggio 2013, in cui
l’indice Nikkei della Borsa Giapponese ha compiuto una
inarrestabile crescita performando un +80,43%. La cosa più
sorprendente, oltre al fatto che a fine 2012 ve
l’avevamo detto
(e qualche Amico ci ha pure ringraziato!), è che questo
trend rialzista ha avuto un andamento praticamente lineare, con
pochissimi appoggi e ripartenze che spesso sono preferibili per
cogliere il timing d’entrata. Ma proprio questa forza del
trend lo ha reso nel contempo di fatto più vulnerabile e
rischioso, come quando si corre troppo forte su un lungo rettilineo ed
all’improvviso si è costretti bruscamente a
frenare! In data 23 maggio il Nikkei ha segnato un -7% in una sola
giornata. Le motivazioni le trovate altrove, sui giornali e sugli altri
siti, ma quello che ci importa sottolineare è che questo
movimento deciso ha segnato significativamente la fine di un trend
importante: dal massimo assoluto a 15.627 l’indice Nikkei ha
spazio per ritracciare fino al supporto intorno quota 13.500 (-13,6%). Alla luce di questo movimento repentino sembra opportuno riesaminare le scelte di portafoglio valutando le possibili correlazioni tra i mercati per captare quale sarà il nuovo scenario dei movimenti di capitali ed il loro riposizionamento a livello globale. Da quest'ultimo grafico possiamo vedere quali mercati hanno manifestato meggiore sensibilità di reazione alla frenata del Nikkei: se l'Europa flette, il Dow Jones resta impassibile? |
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GEOGRAFIA DEI MERCATI 2012: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO
Come abbiamo detto, dal grafico su riportato, si nota in modo evidente l'exploit dell'indice Nikkei negli ultimi 2 mesi del 2012 in cui ha praticamente espresso tutta la sua performance. Puo' essere utile approfondire osservando quanto è avvenuto nell'ultimo mese di dicembre 2012 dove anche l'indice Cinese SHANGHAI COMPOSITE ha recuperato molte posizioni con il suo +13% per poi chiudere positivamente su base annua ad un +4,60%. Analogo discorso per il mercato azionario brasiliano con un +6,4% su base mensile ed un +5,40% su base annua. Insomma un dicembre di exploit o di recuperi in extremis. E' l'inizio di una partenza o un semplice aggiustamento? Queste considerazioni per voler porre di nuovo l'attenzione in particolar modo sul Giappone che ultimamente è stato poco considerato dalle principali società di Asset Managment che hanno creato numerosi fondi di investimento che escludevano esplicitamente questa "vecchia" area geografica. La staticità dell'economia giapponese ha creato pochissimo appeal ma questi ultimi 2 mesi del 2012 segnano un evidente cambio di passo. Il 2013 sarà forse l'anno della riscossa nipponica? |
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INTESA SANPAOLO: UNA "FINTA AL RIALZO" NON FA PRIMAVERA Questo
è quanto! Questo grafico
è la risposta a chi, dopo la candela rialzista del
13.11.2012, ha pensato che le analisi ribassiste erano fuori luogo.
Effettivamente il titolo Intesa SanPaolo sta tenendo con le unghie
quota 1.20 ma è risaputo che... nessuno può
arrampicarsi sugli specchi! |
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E' FINITA LA FESTA: SI FERMA IL DOW JONES E TUTTE LE BORSE APPRESSO DOW JONES Il 3/12/2007 l’indice Dow Jones quotava sui massimi a 13.625 punti, poi è arrivata la crisi, esplosa nel settembre 2008, poi la lunga agonia della Borsa americana e di quelle mondiali. Dal marzo 2009 ai giorni d’oggi, l’indice americano è salito silenziosamente fino a tornare ai massimi di 5 anni fa (+94%) sebbene l’economia americana non sia stata altrettanto spumeggiante. Questo picco massimo è coinciso (casualmente) con il momento elettorale delle Presidenziali Usa. Oggi l’indice si è bloccato a riflettere proprio in prossimità di questo suo massimo assoluto e, quando manca la forza sufficiente per sfondare una resistenza così importante, è inevitabile che corregga al ribasso. Ha rotto infatti i 13.000 punti e si dirige almeno in area 12.200. Qui si vedrà.
FTSE MIB Il 14/09/2012 l’indice FTSE MIB tocca il massimo assoluto a 16.624. Inizia poi un periodo di flessione lungo il canale ribassista evidenziato in figura che fa presagire il raggiungimento di quota 15.000 fino a 14.500 punti a ri-testare il livello di inizio luglio.
Specularmente all’andamento dell’Indice italiano, il titolo Intesa San Paolo ha imboccato il canale ribassista. All’interno di questo canale il titolo ha rotto quota 1.235 con una decisa candela rossa (range outside). Traget price 1.14. |
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23-08-2012
- Marco Ianniello La CONSOB ha stabilito la sospensione fino al 14-09-2012 delle vendite allo scoperto sui titoli bancari e la Borsa Italiana ne ha subito beneficiato. Nell'ultimo mese l'indice FTSE MIB ha registrato un +19.16% trainato dal fortissimo rialzo dei titoli bancari che, è risaputo, pesano in modo prevalente nella sua composizione. I maggiori rialzi sono quelli di Banca MontePaschi +47.80%, IntesaSanpaolo +39.20%, Mediobanca +34.20% ed Unicredit +32.48%. Il comparto è ripartito come se tutte le negatività che lo affliggevano da anni fossero state rimosse dalla sera alla mattina, come se gli indici patrimoniali fossero stati immediatamente riequilibrati e i problemi sullo spread italiano superati. Ma la borsa è così! Lo ribadiamo volentieri proprio per evidenziare la de-correlazione tra notizie ed andamento dei prezzi. Tant'è che non c'è stata, in questo torrido mese di agosto, nessuna concreta notizia tale da giustificare rialzi del genere e soprattutto nel povero ed incriminato settore bancario.
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CONTINUA IL TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI CHE RESISTONO AL MOMENTO E' passato un solo mese e non si è visto granché! Lo scorso 20 giugno il mercato nel suo contesto si era allineato in modo tale da poter far presagire possibili sviluppi rialzisti che sono, invece, rimasti soffocati sotto una cappa fitta dei soliti problemi che affligono l'Europa: i debiti sovrani, lo spread, lo scudo anti-spread, la recessione e la disoccupazione globale. Non si tratta di uno scenario nuovo, anzi, sono problemi vecchi e stravecchi che si ripropongono sempre "come i peperoni dopo pranzo". Per quanto riguarda l'Italia è giunto un nuovo dclassamento di Moody's e di conseguenza un nuovo ed ulteriore downgrade di molte Banche detentrici di titoli pubblici svalutati. Ancor di più si è parlato addirittura del default della Sicilia che come la storia ci ricorda apparteneva alla Magna Grecia con i suoi amministratori pubblici più pagati addirittura di Obama! Tornando ai mercati c'è una sfiducia diffusa che li tiene in apnea sotto una cappa afosa come quella dell'estate che stiamo vivendo. Sebbene alcuni indicatori, come si era anticipato in precedenza, avevano acceso uno spiraglio di luce in fondo al tunnel ora questo fenomeno si sta sgonfiando. Sono questi i titoli che presentano una certo allineamento rialzista anche se ora come ora qualcuno sta correggendo un po' (troppo?). Titoli contestualmente in fase rialzista con indicazione del trend % dell'ultimo mese: ATLANTIA
18,3 % Laddove il trend % sia negativo è plausibile che sia una fase di correzione temporanea, almeno fin quando non cambierà l'intero contesto. E' opportuno notare che l'indice FTSE MIB non è più annoverato tra i potenziali titoli rialzisti in quanto ha visto degradare la sua situazione nell'arco di quest'ultimo mese. |
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INIZIA UN TREND RIALZISTA? ECCO I TITOLI PIU' REATTIVI AL MOMENTO Il mercato azionaro italiano lascia alle sue spalle il suo ennesimo minimo assoluto toccato poche settimane fa. In questi giorni, infatti, si registrano i primi segnali di inversione al rialzo almeno per qualche manciata di titoli del ns paniere sotto esame. Quanto questa fase durerà e se durerà sarà il mercato stesso a dirlo e noi staremo lì a cogliere tutte le potenzialità che esso vorrà concederci. Vi ricordo che in questi giorni la Grecia ha eletto un governo politico pro-europa ed al G20 in Mexico l'Italia sta svolgendo un ruolo da mediatore tra USA e Germania. Le notizie sono apparentemente positive ma, a nostro modesto avviso, non sono queste notizie la determinante di questa fase di inversione in evoluzione. Il movimento di cui stiamo parlando è iniziato da circa 2 settimane e solo da 1 settimana, quindi esattamente prima delle conclusioni dei due citati eventi che destavano enormi preoccupazioni a priori, sembra essersi perfezionato almeno per i seguenti titoli del ns paniere sotto esame: BNP
PARIBAS Questi titoli si sono da poco allineati in un più nitido trend up e pertanto bisogna, ora, individuare il timing migliore per entrare ai livelli più opportuni e con idonei margini di sicurezza. Anche i seguenti titoli, dopo pochi giorni, si sono allineati in trend up. 22-06-2012 -
Marco Ianniello ENI 25-06-2012 -
Marco Ianniello FTSE
MIB 29-06-2012 -
Marco Ianniello ACEA |
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TRADING SYSTEMS: 3 anni di previsioni con SUPERmAT, SISTEmAT e DmAT9 Ogni settimana dal 15-01-2010 vengono pubblicate solo su TrendinTime.com le nostre analisi e previsioni di borsa. Esse vengono poi conservate in un archivio sempre disponiblile on-line per consentire un loro riesame ex-post a chiunque si voglia cimntare in un esercizio di ri-test. Ciò vale soprattutto per l'ultimo sistema di trading in vigore, il TMX-REPORT con il suo archivio TMX, ma anche per i nostri "vecchi" sistemi di trading. Di seguito è possibile leggere la struttura dei nostri precdenti Trading Systems utilizzati (SUPERmAT, SISTEmAT e DmAT9) ed è possibile consltare l'archivio storico delle analisi e previsioni da essi generate per gli anni 2010, 2011, 2012. SUPERmAT
Analisi di borsa settimanale SISTEmAT
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in modo completo ed esaustivo nel modo seguente: |
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INTESA SAN PAOLO: IL MIGLIORE TRA I PEGGIORI (BANCARI) Anche per INTESA SAN PAOLO il 2011 è un anno da dimenticare: esso non è esente da pressioni ribassiste che hanno colpito duramente tutti i titoli bancari. Rispetto agli altri è però il titolo che ha tenuto meglio in quest'autunno 2011 dopo il duro colpo che ha colpito i Titoli di Stato Italiani iniziato a luglio 2011. Il crollo dei corsi dei BTP minaccia l'intero settore bancario che conserva nei propri attivi portafogli sovraccarichi di titoli di stato che una volta erano considerati risk free!!! Ora INTESA SAN PAOLO attacca per la 4a volta una forte resistenza a quota 1,38, oltre la quale c'è solo da pensare bene. Non è lecito sapere quale possa essere la velocità con cui potrebbe raggiunto (se sfonda 1,38) un possibile nuovo target nei pressi di 1,70. Qui ci starebbe proprio bene un'ordine condizionato di acquisto... INTESA SAN PAOLO: COME E' ANDATA (1a PARTE) E invece no! L'ordine condizionato d'acquisto, ci ha salvato! Altrmenti che condizionato era? Lo scetticismo sui bancari resta e BANCA INTESA SANPAOLO non riesce asfondare la resistenza indicata. E' meglio restare al di fuori. INTESA SAN PAOLO: COME E' ANDATA (2a PARTE) La situazione dopo qualche mese è disastrosa e le speranze di BANCA INTESA SANPAOLO (e dei bancari in genere) restano appese ad un flebile supporto con la speranza che rompa la più recnte resistenza a 1,05 non per ripartire ma almeno per frenare la caduta libera. Questa, come si evince dal grafico sosttostante, è iniziata proprio il 16-03-2011 quando il titolo non è riusicto a rompere quota 1,60 e da allora ha iniziato una repentina picchiata. ha rotto poi al ribasso il bottom del canale ribbasista ad 1,36 per poi cadere nel vuoto fino a 0,942 (minimo assoluto). Oggi, come già detto, le peranze di intesa restano appese ad un filo e per fare ciò devono verificarsi due condizioni: 1) mantenere e non sfondare quota 0,96 e 2) sfondare quota 1,03 per appiattire almeno la sua discesa. |
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GEOGRAFIA DEI MERCATI 2011: INDICI AZIONARI MONDIALI A CONFRONTO In questo 2011 i mercati azionari mondiali si sono mossi in modo diverso. In Europa si è registrata una "fuga di capitali" spaventati della ormai ben nota "crisi dei debiti sovrani". Analizzando il grafico proposto si vede chiaramente che da luglio 2011 le borse europee (Italia FTSE MIB e Germania DAX) iniziano una forte dicesa e trascinano dietro di se pure le borse di Giappone (N225) ma anche di Cina (SS), India (Bsen) e Brasile (BVSP). A partire dal questo mese cruciale di luglio 2011, l'unica piazza finanziaria che si discosta è quella americana (DJI) che, sebbene sia ancora priva di spunti macroeconomici interessanti (anzi!...), rastrella comunque ma in modo evidente capitali in fuga da altre economie. L'indice Dow Jones industrial è l'unico degli indici azionari che chiude l'anno 2011 in positivo con un +5,53%. I mercati emergenti asiatici (Cina ed India) ed il Brasile perdono appeal finanziario forse perché hanno corso troppo nell'ultimo decennio e lasciano troppi spazi ad una loro piena affidabilità anche perché non si può correre all'infinito. La classifica finale, senza ulteriori commenti, è la seguente: 1
) 5,53% Stati
Uniti DOW JONES INDUSTRIAL (DJI) |
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FTSE MIB: 2011, UN ANNO DA DIMENTICARE Se il 2010 era stato un anno di passione con l'indice di Borsa Italiana a -14,4%, il 2011 è sicuramnte un anno da dimenticare. L'FTSE MIB ha registrato una caduta del -26,16% sotto il peso prevalente dei soliti titoli bancari che incidono molto sul nostro indice e continuano a soffrire. Ad un primo semestre piuttosto stabile (-1,22%) è seguito un secondo semestre catastrofico. Il problema del "debito pubblico nazionale" ha pesato in Italia di più che altrove a causa dei livelli più elevati di debito accumulati da decenni e soprattutto a causa dell'incertezza di affidabili politiche di risanamento dei conti pubblici. Ciò si rifletteva subito nello spread tra btp italiani e bund tedeschi, problema che continua tuttoggi nonostante la recente approvazione della Manovra Monti (DL 201 del 6-12-2011) che mette in sicurezza i conti pubblici ma, ovviamente, non riduce il debito istantaneamente. L'indice sembra però aver toccato il fondo con il minimo assoluto a 13.481 (22-09-2011) ed un successivo minimo crescente a 13.915 (23-11-2011). Resta però una prima e chiara resistenza intorno quota 14.500/15.000. |
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ENI, LA FASE POSITIVA DEGLI ENERGETICI Il double deep di agosto e settembre 2011 ha tracciato un solido pavimento a quota 11,89. Da allora ENI ha iniziato un periodo positivo da 11,89 a 16,67 (+40,2%) che sta facendo registrare una temporanea fase di pull back. Il titolo infatti sta tenendo la trendline rialzista, si attende solo il nuovo (e definitivo?) attacco alla resistenza di lungo periodo posta a quota 17,80. Sopra tale livello ENI è in forte acquisto e da tenere anche a lungo. In un momento difficile come questo gli energetici sono i titoli migliori sui quali puntare long. |
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UNICREDIT SOFFOCATA DA UNA DISCESA INFINITA Dopo aver tenuto un breve trend rialzista nel mese di ottobre 2011, Unicredit rompe nuovamente al ribasso, sia la trendline che la media mobile a 25gg, intorno quota 0,90. Si apre così un nuovo baratro sotto i suoi piedi facendo presagire livelli di prezzo talmente bassi che ci risparmiamo di scrivere. Il titolo ha perso il 55,63% nell'ultimo anno solare e non lascia presagire nulla di buono sul finire dell'anno. |
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PREVISIONI: QUANDO LA VOLATITILA' DIVENTA INGESTIBILITA' Chiunque elabora previsoni non è né un mago né un veggente. Cosa c'è alla base di una previsone? Ma cosa significa attendibilità? Rispondiamo a queste due semplici domande per interpretare al meglio le nostre analisi. Un primo punto essenziale è che ogni previsone si fonda su un determinato "stock di informazioni disponibili ad una certa data". Da queste informazoni si evince il trend e la direzione in atto da cui deriva una previsone rialzista o ribassista e si evince pure una misura stimata della "volatilità tipica" (oscillazioni positive enegative fisiologiche in condizioni normali/medie) di ciascun titolo. Dal mix di infomazioni sul trend in atto e sulla volatilità tipica deriva una prrvisone attendibile. I report settimanali dei nostri trading system elaborano previsoni puntuali in quanto esse vorrebbero essere dei take profit da inserire negli ordini di borsa ma, allo stesso tempo, abbiamo pure spiegato che vanno interpretate con dei margini di errore tipici (+/-). Allora, cosa succede quando la "volatilità tipica" si trasforma in uno scosone improvviso? Il dilemma degli stop loss è proprio quello di voler esser più stretti possibili affinché proteggano il nostro capitale esponendolo a perdite minime ma allo stesso tempo vorrebbero esser più ampi possibili al fine di non esser mai toccati però con rischi di perdite troppo grandi e inaccettabili. Dal compromesso di queste due componenti spesso si individua un livello di stop loss sufficentemente ampio da non esser intaccato e sufficientemente stretto da contenere le perdite sostenibili in un trade. Questo compormesso lo fa proprio la "volatilità media aggiustata" tipica di ciascun titolo. Ma quando questa "volatilità tipica" si trasforma in scosone improvviso ed imprevedibile allora anche i migliori Trading Systems segnano il passo... La notizia di oggi (01-11-2011 - SP MIB a -6,80%) è stata quella di un Referendum in Grecia volto ad accettare agli aiuti europei con le loro onerose condizioni (non solo li aiutano a coprire i loro debiti, che altro vogliono?). Ciò proprio quando, nei giorni scorsi, i mercati si erano stabilizzati un pochino sulla base degli accordi europei in materia di aiuti ai paesi in difficoltà... E' proprio vero che la potenza è nulla senza il controllo e quando arriva uno scossone i mercati diventano davvero incontrollabili e allora meglio laciar stare. Capire i fallimenti di queste analisi e previsoni è fondamentale per saper leggere con prudenza le previsioni attendibili e capire che, le attuali fasi di mercato, ci espongono a "premi di volatilità straordinari" che si traducono in rischi di perdite eccessivi. Quindi, meglio stare alla larga! |
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L'IMPORTANZA DEGLI STOP LOSS In
ogni operazione di trading è di
fondamentale importanza fissare un livello di stop loss. E' ovvio che
quando il prezzo ripiega nella direzione inversa a quella prescelta e
scatta lo stop loss si registra una perdita certa. Ma è
meglio subire una perdita predefinita, stimata in base alla
volatilità fisiologica del titolo in quel momento, piuttosto
che lasciare numerose operazioni aperte in perdita, i capitali
immobilizzati nella speranza che non passino poi troppi
anni… La perdita causata dallo stop loss deve esser vista
come un premio assicurativo (come un cds pagato direttamente al
mercato) che siamo disposti a pagare per riavere i nostri capitali
liquidi e pronti da poter impegnare in altre proficue operazioni. |
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AUMENTI DI CAPITALE: LA FINTA QUIETE DOPO LA TEMPESTA Anche mia nonna lo sapeva che di fronte ad un aumento di capitale di un titolo quotato il mercato risponde con massicce ondate di vendite che ne fanno crollare il prezzo. Non amiamo le relazioni causa-effetto ma questa "relazione della nonna" (così ci va di battezzarla oggi) è sempre (quasi) stata una certezza. A guardare il recente andamento dei prezzi dei bancari, con Intesa San Paolo in primis, mia nonna mi avrebbe detto che "il mercato ha anticipato di qualche giorno la notizia dell'aumento di capitale" infatti il 29 marzo Intesa è crollata del -4,37% (sulla notizia dell'aumento di capitale di UBI Banca che ha segnato un -9,75%) per poi replicare il 31 marzo con un altro -4,57%. Ma se questo "anticipo di qualche giorno" si può digerire, rimane ancora indigesto il +5,66% del 6 aprile, giorno in cui è stato comunicato con certezza il tanto temuto aumento di capitale di 5 miliardi di euro! E' vero che le contrattazioni non sono finite (intendiamo dire che c'è ancora tempo per veder scendere il corso del titolo) però questi movimenti confermano sempre di più che le notizie lasciano sempre di più il tempo che trovano, che è pericoloso seguirle aprioristicamente. Quello che ci guida e ci ha sempre guidato è il trend ma anche il trend in questo ultimo mese sta soffrendo di "eccessiva lateralità" lasciando spazio a poche soddisfazioni e troppe insidie. A volte è meglio restare a guardare….almeno questi titoli bancari! |
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FTSE MIB: 2010 ANNO DI PASSIONE L'anno 2010, appena terminato, fa registrare un deciso segno meno, praticamente un solco, per l'indice dela Borsa Italiana:-14,4%. Piazza Affari è stata tra le peggiori borse Europee, penalizzata dal peso dei titoli bancari e assicurativi che hanno a lungo sofferto e restano tramortiti in un limbo di indecisone. Spiccano i titoli del Lingotto con Exor +82,85% e Fiat +50,39% nonché i maggiori titoli del lusso e del made in Italy (Bulgari, Luxottica, Tod's). Soffrono gli energetici ad eccezione di Saipem +53,4% ed i titoli nel settore delle costruzioni e delle materie prime.
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ST MICROELECTRONICS: FALSI SEGNALI Dall'analisi grafica fotografata al 15-07-2010, STM aveva appena rotto la resistenza dinamica rappresentata dalla trendline rossa tratteggiata. Il titolo giaceva inoltre sopra tutte le medie mobili rappresentate (200gg e 90gg) con rotture dal basso verso l'alto. Quanto detto esprime un evidente segnale di acquisto, lasciando presagire un bel rimbalzo concorde al trend principale in atto. Lo Stop Loss a difesa poteva esser posizionato appena sotto il punto di rottura della resistenza o a metà tra le due medie mobili. Insomma, tutti fattori positivi, invece... ... invece il titolo ha repentinamente invertito la rotta con forti movimenti ribassisti. A salvare l'operazione di acquisto ci ha pensato lo Stop Loss ben posizionato. Ma dobbiamo osservare che il titolo ha rotto pure il supporto di lungo periodo rappresentato dalla trendline verde tratteggiata. Non l'avremmo mai detto a priori e soprattutto non lo avremmo mai riscontrato se non grazie a questo confronto statico (Nb. i grafici che troviamo on-line adeguano automaticamente i vari indicatori e per questo "nascondono" queste importanti considerazioni e sembrano così dei predittori sempre corretti, cosa insidiosa che serba rischi ed inganni). Aldilà di queste considerazioni formative, STM non si capisce cosa voglia fare. Oggi sembra voler iniziare una bella caduta nel vuoto verso nuovi livelli dove fermarsi (quali? tecnicamente potrebbe arrivare pure 4 euro???). Questo però solo per dire che le analisi non sono mai perfette, per questo vanno fatte e soprattutto le operazioni avviate vanno poi monitorate con nuove analisi aggiornate. |
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DIETROFRONT DEL DOLLARO L'aggiustamento del rapporto di cambio usd-yuan sembrava dovesse porre le basi per un rilancio dell'economia americana. Oggi sembra che ciò non possa bastare visto che ad appesantire lo scenario macroeconomico Usa è lo spettro della deflazione, un mix pericoloso di stagnazione ed inflazione che sfugge al controllo di Governo e Banca Centrale. Ciò è derivato dalla necessaria politica di tassi zero che però preclude ogni prospettiva di dare impulso allo sviluppo. I capitali che erano fuggiti dall'Europa per i timori sui debiti pubblici di Grecia & Co. ritornano allora di nuovo nel vecchio continente. Ed è proprio la Cina, che ora è il maggior detentore di riserve di valuta estera, ad aver venduto consistenti quantità di dollari contro euro accentuando così l'apprezzamento di questi giorni della divisa europea. Ma quale può essere il motivo di questa nuova riallocazione internazionale dei capitali? Sicuramente l'Europa sta offrendo rendimenti più appetibili visto pure il recente rialzo dell'euribor ma osserviamo che detti rendimenti incorporano il premio per il rischio! Ciò lascia ancora ampio spazio alle nostre rifelssioni visto che le prospettive globali sono ancora nel pieno della loro evoluzione. |
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LA BORSA CROLLA SENZA UN PERCHE'... Questo è quanto: oggi 04-06-2010, l'indice FTSE MIB chiude con un bel -3,71%. A leggere le notizie di oggi non si riesce a trovare un perché... e quando la gente non trova un perché perde facilmente la bussola... finendo per fare quasi sicuramente la mossa sbagliata. In genere tutte le persone amano sempre trovare un perché... a mAT invece questo non interessa: trovare un perché si riferisce quasi sempre al passato, a ciò che è avvenuto quindi ad opportunità perse che non potranno esser più colte. Bisogna invece guardare un po' avanti a ciò che potrà accadere e quindi individuare dei livelli dove il mercato potrà esprimere dei movimenti determinanti. Ora, sebbene l'indice sia calato bruscamente, esso sembra aver ancora mantenuto quota 18.700 (fondo). Questo è il livello DETERMINANTE da mantenere se si vuole credere in un'inversione al rialzo (T-UP). Ma poi il vero nemico da battere diventerebbe la soglia dei 23.000 punti. Questa è ormai una soglia che ipnotizza i titoli come "un cobra incantato da un flauto" dove i prezzi si fermeranno a guardare senza trovare il coraggio di andare oltre! Ci riusciranno??? Invece, laddove la soglia dei 18.700 dovesse cedere, allora si aprirebbe un baratro che impone tassativamente l'uscita dal mercato su posizioni in acquisto/long ed aperture di posizioni in vendita/short anche con forti volumi. In conclusione le domande e le verifiche sono due. La prima: l'indice terrà quota 18.700? Ed in caso affermativo ci dovremo porre la seconda: esso riuscirà a sfondare quota 23.000? Solo allora le posizioni in acquisto/long dormiranno sonni più tranquilli. |
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ROTTURA GENERALIZZATA AL RIBASSO PER BORSA ITALIANA (E BORSE MONDIALI) Stavamo già assistendo, dalla metà di aprile 2010, ad una flessione dei mercati che si atteggiava come una correzione fisiologica del trend-up principale. Ma, in qust'ultima settimana del mese di aprile e complice o meno l'effetto del declassamento della Grecia, il mercato ha segnato il passo con la rottura di importanti supporti che hanno così intaccato il trend rialzista principale. Dall'analisi grafica dell'indice FTSE MIB e di molti titoli è possibile individuare tempestivamente queste numerose e generalizzate rotture ribassiste. Esse, ora, lasciano la porta aperta ad un'inversione di tendenza con nuovi targets ribassisti tutti da scoprire caso per caso (v. analisi previsionali dei nostri trading systems). commenti Io
credo che siano le banche stesse e ovviamente
le agenzie di rating, che così facendo aumentano la
volatilità e le possibilità di gain personali;
oltre ovviamente a poter acquistare partecipazioni in istituzioni
importanti a prezzi stracciati.
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MEDIOBANCA CONFERMA LA DIFFICOLTA' DEI BANCARI Una chiara e telegrafica analisi su Mediobanca. 1) 23-10-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 90 giorni a quota 9,30 euro; 2) 20-11-2009 rotta al ribasso la mediamobile a 200 giorni a quota 8,30 euro; 3) 21-01-2010 rotta al ribasso a quota 8,25 euro il supporto dinamico (trendline verde tratteggiata); 4) 04-02-2010 Rotto al ribasso il supporto orizzontale a quota 7,84 euro (linea orizzontale tratteggiata). Può bastare per capire che è meglio stare alla larga da operazioni long sui bancari??? Il titolo rischia seriamente di scendere sotto i 7,00 euro... pericolo. commenti l'analisi
tecnica consiglia di "stare alla larga",
ma direi che dal punto di vista dell'analisi fondamentale mediobanca
resta una delle imprese bancarie piu' solide, da tenere in un ottica di
lungo periodo |
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MACROECONOMIA: EURO/USD/YUAN TASSI DI CAMBIO IN EVOLUZIONE Fino ad un mese fa lo scenario era quello di un dollaro forte rispetto allo yuan cinese e debole rispetto all'euro. La svalutazione dello yuan ha favorito i mercati asiatici e penalizzato gli Usa che a loro volta hanno accettato un cambio debole nei confronti dell'euro per cercare di compensare gli effetti sul loro export. Ora il dollaro sembra aver imoccato la via della rivaluztaione sull'euro, proprio quando Obama ha chiesto ai cinesi di mitigare il rapporto di cambio yuan/usd. E' iniziato (da dicembre 2009) così un deflusso di capitali dalla zona euro verso gli Usa sebbene i tassi europei, all'1%, siano superiori di quelli della Fed, appiattiti intorno allo zero. Non è quindi la interest rate parity a governare l'aggiustamento attuale del cambio ma, in questo particolare momento, sembra siano scese in campo le aspettative degli operatori che iniziano a credere nella ripresa americana. Una ripresa che stando alla strategia di Obama è principalmnte esogena ossia dovrebbe derivare dall'aggiustamento dell'export Usa rispetto ai paesi asiatici e dovrebbe esser finanziata attraendo prorpio quei flussi di capitali in atto. Con questi aggiustamenti gli Usa vogliono riequilibrare e spartirsi l'export globale con i cinesi mentre la BCE resta sempre a guardare solo al suo interno, al circoscritto mercato UE ed alla solita inflazione europea che con la recessione è spontaneamente crollata sotto la soglia obiettivo del 2%... Da un punto di vista macroeconomico ci domandiamo ancora se l'atteggiamento della BCE nelle scelte di politica monetaria sia coerente con l'attuale sistema economico internazionale globale. Insomma si può a quei livelli prescindere ancora dagli altri? E' forse un atteggiamento asociale? Da un punto di vista borsistico, nel breve prendiamo atto di questo deciso movimento del dollaro sull'euro ed aspettiamo un livello di assetamento. Nel mediotermine invece sarà forse il caso di rimodulare i portafogli riducendo la quota asiatica in favore di quella americana? Sembra proprio di si... commenti |
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UNICREDIT IN CADUTA Dopo aver rotto a quota 2,40 il trend-up, Unicredit sfonda pure il supporto orizzontale a 2,15 euro! Si apre così una voragine sotto di se... arriverà a 1,80!!?
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UN GIORNO DIVERSO: QUANDO IL TIMING E' PERFETTO Le giornate di borsa possono sembrare tutte uguali e a molti addirittura noiose. Prezzi, variazioni verdi, segni rossi. A volte forti oscillazioni, il più delle volte preoccupanti o sorprendenti. Troppo spesso chi investe si lascia guidare dal solo prezzo. Troppe volte si sente dire "Fiat sta basso, sarebbe da comprare...". Invece, poi, il titolo va ancora più giù. Oggi, 16 luglio 2009, è un giorno diverso, un giorno importante, proprio per Fiat, che dopo 2 anni e 4 mesi di passione da 24,09 a 3,35 euro, sembra voler uscire per primo dal tunnel. Già il news-trend positivo legato all'affare Chrysler aveva fatto sfondare una prima resistenza storica a quota 4,80 a fine marzo 2009. Oggi Fiat rompe nuovamente, dopo essersi appoggiato dall'alto, l'ennesima resistenza dinamica rappresentata alla trendline rossa come illustrato nel grafico seguente. Un'altro titolo in procinto di rompere al rialzo è Unicredit. Si può vedere dall'analisi tecnica che oggi, 16 luglio 2009 è ancora presto... Domani, molto probabilmente il gioco sarà fatto. Qualcuno avrà già inserito un ordine condizionato del tipo: SE SFONDA 1,90 BUY con Stop Loss comodo 1,60 e Target direi anche molto lungo. Vedremo... domani. Speriamo solo che i giornali non trovino la solita notizia scontata per giustificare e colorire le oscillazioni dei titoli. I titoli salgono perché la gente sta comprando... APPENA 5 GIORNI DOPO Sono passati appena 5 giornate di borsa e le rotture rialziste esprimono già i primi risultati. Non ci aspettiamo grandi rally ma piuttosto l'inizio di un lento e consolidato trend-up, anche perchè nell'immediato queste rotture, comunque importanti, stanno producendo movimenti positivi ma piuttosto cauti e prudenti. Intanto vediamo subito cosa è accaduto ad UNICREDIT: il titolo ha rotto la resistenza storica facendo auspicare l'inizio di una fase di rialzo (occhio al rispetto del supporto corrispondente al fondo del canale rialzista). Rimanendo in tema di bancari, analoga situazione rileviamo già per INTESA-SANPAOLO, MEDIOBANCA e più timidamente anche per BANCA MONTE DEI PASCHI. Si tratta di primi segnali rialzisti dei quali verificheremo insieme le relative conferme. Nel settore energetico SAIPEM è il più reattivo (a differenza di ENI): ha rotto ed è partito alla ricerca di un nuovo massimo come si può cogliere chiaramente dall'analisi grafica sottostante. Infine, analoga considerazione si può, e si deve, formulare anche per l'indice di riferimento del mercato azionario italiano, FTSE MIB. Ma se ci vogliamo come sempre sbilanciare, oltre alla semplice ed importante rottura rialzista della resistenza, si inizia ad intravedere una ulteriore e possibile formazione di una figura testa spalle rialzista. Abbiamo già tracciato la possibile neckline (a quota 21.000) rotta la quale l'indice prenderà decisamente quota.
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MA QUANTO DURA IL LUNGO PERIODO? E’ opinione assai diffusa che la diversificazione temporale degli investimenti finanziari sia da strutturare nel modo seguente:
Chi investiva negli anni ’80 e ’90, ancora ancora, crede in questo assioma. Ma con l’avvento del nuovo millennio, ancora una volta, qualcosa di molto importante è cambiato. Vogliamo soffermarci, semplicemente, sull’analisi del principale indice azionario italiano, il MIB 30 diventato poi S&P MIB ed ora FTSE MIB. Al di là di come l’indice sia stato denominato, sappiamo bene che esso sintetizza l’andamento dei maggiori titoli azionari italiani, quelli a più alta capitalizzazione. All’inizio del 1998 l’indice MIB 30 quotava 25.484 punti. Dopo esatti 10 anni, a fine 2008, l’omologo S&P MIB quotava 20.064 punti. Chi l’avrebbe mai detto? Eppure 10 anni sono considerati generalmente un lungo periodo in grado di tutelare quantomeno il capitale, se non addirittura di assicurare un rendimento azionario interessante. Ed in forza di questo principio moltissimi consulenti finanziari avranno sicuramente indirizzato i risparmi dei loro clienti verso forme di investimento di tipo azionario. Oggi, forse, gli stessi si nascondono dietro un dito affermando che non si poteva prevedere l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che erano inimmaginabili sia la crisi dei mutui sub-prime del 2007-2008 che la conseguente e profonda recessione economica che ci attanaglia. Dobbiamo ammettere che nemmeno molti economisti ed analisti sono riusciti a prevedere e scongiurare i terremoti finanziari di questo decennio, ma dobbiamo capire che i mercati azionari, sempre più globali ed interrelati tra loro, richiedono un monitoraggio costante ed adeguate forme di difesa del capitale anche nel lungo periodo. Spesso, anzi troppo spesso e troppo superficialmente, gli investimenti vengono adagiati nel lungo periodo come se il tempo avesse una spontanea ed endogena struttura di difesa del capitale. Ebbene si, con i dati alla mano, dobbiamo rilevare il contrario. Ad inizio 1998 l’indice rappresentativo del mercato azionario italiano, l’allora MIB 30, quotava 25.484 punti e dopo esatti 10 anni, a fine 2008, il corrispondente S&P MIB quotava 20.064 punti. Si è trattato, in questo “lungo periodo”, di un bel -21,3%, di una perdita secca in conto capitale! Forse, di fronte a questi pochi dati oggettivi, qualche Financial Planner si sta già da tempo chiedendo: ma quanto dura il lungo periodO? |
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PREVISIONE SU SP MIB, BANCA MONTE PASCHI E FINMECCANICA SP MIB. La nostra previsione del 06-10-2008, con obiettivo a ca 17.200, è stata perfettamente centrata. Ora, l'indice si trova al di sotto del minimo assoluto ( marzo 2002) con pochi punti di riferimento. Ciò lascia presagire e temere una caduta libera che potrebbe addirittura arrivare a 12.000. L'attuale fascia di oscillazione dell'indice è tra i 12.000 punti e i 15.000. Ai dati di oggi, introno a quest'ultimo livello si dovrebbe porre la massima attenzione per valutare eventuali rotture rialzista. Ma c'è ancora tempo, per soffrire. BCA MPS. Il titolo sfiora lungamente quota 1,00 euro e addirittura la rompe. Temevamo livelli più bassi di quelli che stiamo per dire (v. anche obiettivo Testa-Spalle ribassista illustrato) ma possiamo configurare un livello di pavimento intorno ai 0,90 / 0,85. Quindi massima attenzione intorno a questi livelli di prezzo che diventano importantissimi da tenere e in tal caso diventa attendibile un rimbalzo fino a quota 1,25 (freccia verde). Ai dati attuali, lì si dovrebbe valutare l'attacco del titolo alla resistenza ribassista che lo affligge da tempo. Valutare significa anche misurarne la fora e l'intensità in termini di volumi e convinzione. Ma sapettiamo prima che ci arrivi... Le domande, allora, sono questa:"Ci riuscirà? E quando?" FINMECCANICA. Nonostante il declino del mercato Usa (principale committente dell'azienda italiana) il titolo ha descritto una bella fase di ripresa in controtendenza rispetto a tutti gli altri titoli. Ma, sebbene la resistenza dinamica attuale (linea rossa continua) non convince del tutto(forse è provvisoria e sarà oggetto di possibili aggiustamenti), rileviamo che il titolo ha subito uno stop a ca 12,50. Ciò inverte istantaneamente le nostre valutazioni (se fosse in portafoglio, scatterebbe uno stop loss!) in quanto si apre una piccola voragine al di sotto che fa temere i livelli di prezzo toccati nel novembre 2008. Se dovesse ritornare sui suoi passi fino ad 8,50 massima attenzione al comportamento intorno tale livello!!!
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PREVISIONE SP MIB Oggi l'indice SP MIB30 ha chiuso con una ridondante variazione giornaliera di -8,24%. E' proprio il caso di dire che le cose si stanno mettendo proprio male, tanto che si scorge, ad un orizzonte neanche troppo lontano, quella che può essere definita una tempesta perfetta! Non si vogliono creare incontrollati allarmismi ma si vuole delineare un plausibile scenario di cui riteniamo giusto prenderne coscienza. La formazione di questo scenario potrebbe essere "alterata" da nuovi interventi esterni delle Autorità Monetarie e dei Governi delle maggiori economie. Ma il risultato di questa previsione qui illustrata viene fuori nonostante tutti gli interventi esterni avvenuti finora (nazionalizzazione di banche, iniezioni di liquidità da parte di Banche Centrali, limitazioni e proibizioni di vendite allo scoperto). Il ciclo ribassista, iniziato dopo il picco massimo del 18-05-2007, ha iniziato col descrivere una figura testa-spalle perfettamente riuscita con la rottura della neckline (punto 4) ed obiettivo al punto 5. Dopo un "test da sotto" al punto 6, assistiamo alla rottura della seconda neckline (punto 7) ed al suo "test da sotto" nel punto 8. Con questa formazione è venuto meno ogni possibile pavimento a sostegno dell'indice che lascia presagire un obiettivo ribassista al punto 9 intorno quota 18.000 nel periodo tra dic2008 e feb2009. Sarà davvero così? Vedremo insieme. Inoltre, è il caso di osservare pure che il ciclo rialzista è iniziato il 12-03-2003 ed è durato circa 4 anni e 3 mesi. Invece, la fase ribassista che prevedibilmente riporterà i corsi al punto di partenza, se non ancora più giù, durerà appena 1 anno e 5/6 mesi. Ci vuole sempre molto più tempo per costruire un palazzo rispetto al tempo necessario per distruggerlo e demolirlo.
12-01-2009 -
Marco Ianniello Ma come è andata a finire? Il grafico è eloquente. Il 5-12-2008 l'indice SP MIB ha toccato il minimo assoluto a quota 17.803 punti. Il trend, come da noi preannunciato ha rispettato in pieno il canale discendente evidenziato, raggiungendo come previsto il punto 9. Insomma, provare per credere ed... occhio alla tempesta perfetta! |
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SVALUTAZIONE DI ASSET TOSSICI: IL NEMICO SI CHIAMA FAIR VALUE Il fair value, o valore equo, sta diventando uno dei principali imputati della crisi. Lo Ias 39, relativo alla valutazione degli strumenti finanziari, impone di valutare le voci in bilancio tenendo conto delle oscillazioni dei mercati ed ha così la colpa di legare i bilanci delle imprese ai listini di mercato, nel bene e nel male. Le imprese che detengono nel loro attivo strumenti finanziari, quindi le banche e gli istituti finanziari in primis, hanno dovuto aggiornare il valore di queste attività ai nuovi precipitati prezzi correnti. Hanno quindi dovuto procedere a svalutazioni corpose che (dopo aver prima intaccato eventuali riserve) hanno fatto subito soffrire il risultati economici delle imprese che, di fronte a pesanti perdite, hanno mandato i loro bilanci in crisi. Infatti, la SEC (la Consob americana) ha optato di sospendere il mark to market ossia la declinazione del fair value per gli strumenti finanziari. Il fair value è quindi il veicolo con cui la crisi è entrato direttamente nei bilanci aziendali ed, incidendo sui risultati economici, può compromettere una valutazione oggettiva circa la gestione caratteristica. |
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CREDIT DEFAULT SWAP L'evoluzione degli spread dei credit default swap (Cds) costituisce la vera cartina di tornasole, una valutazione puntuale, del merito creditizio di una controparte: una sorta di contratto di assicurazione attraverso il quale il venditore si impegna a risarcire il compratore nel caso di insolvenza di un emittente. Il rischio fallimento era giudicato talmente basso che per coprire CDS 10 milioni di dollari di obbligazioni Leman Brothers bastavano 30.000 dollari (0,3%). Poi la svolta con la crisi dei mutui subprime i prezzi dei CDS hanno subito uno shock simile a quello delle assicurazioni rischio terrorismo dopo l’11 settembre. Il giorno prima del fallimento di Lehman Brothers, per "assicurare" per cinque anni 10 milioni di dollari investiti in bond emessi dall'ormai defunta banca d'affari statunitense, un investitore istituzionale doveva sborsare un premio di 700mila dollari (7% del capitale), più del doppio rispetto a quanto richiesto dal mercato la settimana precedente. Analogamente per Dexia (la banca reputata tra le più rischiose nell'Eurozona) il costo ammontava a 235mila dollari (2,35%) con andamenti schizofrenici che testimoniano la crisi di fiducia che serpeggia sul mercato interbancario. Mentre le agenzie di rating sono accusate di vedere in ritardo i default in arrivo, il mercato dei CDS sta diventando indispensabile nella catena di trasmissione delle informazioni finanziarie. Infatti, se con la crisi finanziaria la lentezza dei rating ha mostrato tutti i suoi limiti, i CDS non hanno mai smesso di funzionare. Il loro mercato è rimasto sempre efficiente con un’ordinata chiusura di tutte le posizioni previste nei contratti. Solo con premi schizzati vertiginosamente in alto. E se prima i contraenti cercavano di contrattare sul loro prezzo, adesso si guarda alla qualità della controparte. Insomma si comprano i CDS dalle banche d’investimento che hanno un merito creditizio più elevato. Sperando, e scommettendo, che esse stesse non siano a loro volta a rischio di insolvenza. |
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LA FIGURA TESTA-SPALLE |
La figura Testa-Spalle (Head & Shoulders) è una delle principali figure di inversione di un trend. Di seguito riportiamo il caso reale del SP MIB che giugno 2008 ha completato perfettamente un Testa-Spalle ribassista. Più precisamente, l'indice in questione ha percorso un canale rialzista (rappresentato dalle due trendlines verdi crescenti) all'interno del quale ha registrato una serie di massimi crescenti (fino al punto H). Nel momento in cui l'indice non è riuscito a superare questo ultimo massimo con SR < H, si è configurata in modo oggettivo agli occhi di tutto il mercato la possibilità del Testa-Spalle. E' stato possibile tracciare la neckline (linea del collo) che se sfondata (come è avvenuto in questo caso al ribasso) ha un obiettivo tecnico pari all'altezza della Testa (H-neckline). Tale Figura era iniziata ai primi di dicembre 2006, ha segnato la rottura della neckline nel gennaio 2008 (dopo 14 mesi) ed ha perfettamente raggiunto il target ribassista, contrassegnato dalla freccia verticale, dopo ca 2 mesi, il 20 marzo 2008 (16 mesi in tutto! per un'analisi riferibile al medio-lungo periodo). In conclusione la formazione di una figura Testa-Spalle ci preavvisa la fine di un trend: un'inversione al ribasso (come in questo caso) oppure al rialzo (nel caso rovesciato). Quindi, nel seguire i trend di periodo, diventiamo tutti "cacciatori di teste" in attesa che il resto venga da se. |
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CRONOLOGIA DEI CRACK FINANZIARI: LE BANCHE SALVATE DAL 2008 AD OGGI
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DECALOGO DEL TRADER
1) Non rischiare mai più del 5-10% del proprio patrimonio in una volta sola Mettere a rischio, in una volta sola, una quota eccessiva del proprio capitale è estremamente imprudente, per due buoni motivi: Innanzitutto, il capitale personale rappresenta per il trader quello che è l’ossigeno per un subacqueo: una volta distrutto il proprio capitale non è più possibile continuare con l’attività di trading. Secondariamente, un rischio troppo alto comporterebbe un coinvolgimento emotivo eccessivo che andrebbe a pregiudizio della serenità e della lucidità con cui il trader avveduto approccia ai mercati.
2) Evitare i mercati ed i titoli poco liquidi ed eccessivamente volatili (in specie se si tratta di strumenti derivati) Il trader dovrebbe concentrare la propria attività su un numero limitato di strumenti, vista l’impossibilità si seguire efficacemente molte cose allo stesso tempo. Inoltre, deve evitare i mercati, i titoli, le scadenze (nel caso di strumenti derivati) poco liquidi o molto volatili, perché questi sono di difficile monitoraggio ed i rischi potenziali sono più alti.
3) Mai andare contro il trend: “The trend is your friend” Prima di prendere una posizione, occorre definire l’orizzonte temporale sul quale intende operare (alcune ore, giorni, mesi) ed analizzare qual è il trend in tale orizzonte. Le analisi vanno dall’orizzonte più “lungo” a quello più “breve” relativamente al tipo di operatività scelta (dal trading veloce a quello più lento, dal gestore di medio-lungo periodo al cassettista). Si possono individuare così vari trend (l’uno dentro l’altro, un po’ come le Matrioske) ed utilizzare la scala temporale più “lunga” per individuare il trend maggiore e di medio periodo e quella più “breve” per il timing, cioè per definire il momento esatto di entrata sul mercato. Il trader deve sempre cercare di cavalcare il trend di periodo in atto senza mai andare contro il mercato: è perdente credere di aver “ragione” da soli.
4) Fissare i livelli di stop loss e take profit prima di prendere una posizione e poi rispettarli Il trader dovrebbe individuare non solo i livelli di entrata sul mercato, ma anche e soprattutto i livelli di uscita. I livelli di stop loss e di take profit vanno sempre fissati prima di prendere una posizione, a mente fredda, senza essere ancora coinvolti psicologicamente e finanziariamente nel mercato. Una volta presa una posizione, lo stop-loss è il livello dove “fermare” le perdite allorquando l’entrata sul mercato è stata mal valutata ed il trend inverte inaspettatamente. Lo scopo è preservare il proprio capitale, indispensabile per l’attività di trading.
5) Mai mediare in perdita, semmai mediare in utile Quando la posizione è ormai in forte perdita potenziale, il nostro malcapitato trader è ormai pronto a cedere ad un’altra fortissima tentazione: mediare in perdita, al fine di migliorare il proprio prezzo di carico. Questo ragionamento, seppur vero, è però molto insidioso poiché spinge il trader a aumentare la propria esposizione contro il mercato: non solo il trader ha ignorato gli stop loss iniziali ma, ora, vuole scommettere sulla fine del trend in atto, sperando poi di vendere al massimo (sell on top, se era corto) o di comprare sul minimo (bottom fishing, se era lungo). Una soluzione leggermente meno rischiosa è quella di incrementare la propria posizione soltanto dopo un segnale chiaro di inversione, ma rimane comunque il rischio dei falsi segnali e di un’esposizione troppo grande – e quindi troppo coinvolgente anche da un punto di vista psicologico. Qualora il nostro trader abbia invece una posizione in utile, la scelta di incrementare la posizione, ovvero di mediare in utile, sebbene peggiori il prezzo di carico, può essere corretta. Si tratta infatti di investire seguendo il trend, secondo una strategia di “pyramiding”. Il trader, in questo caso, deve alzare il proprio stop-loss sul nuovo prezzo di carico complessivo.
6) Fare stop-trailing La decisione di chiudere effettivamente sul livello di take profit inizialmente prefisso non è obbligatoria (a differenza di quando la posizione è in perdita e raggiunge lo stop loss, dove è opportuno chiudere immediatamente). Esiste infatti un’alternativa: se il trend sembra particolarmente forte, il trader può decidere di mantenere aperta la posizione, alzando man mano sia lo stop loss che il take profit, in modo da “accompagnare” il mercato. In tal modo si lascia aperta la possibilità di ulteriori guadagni, con il rischio di perdere soltanto una parte degli utili potenziali. Questa strategia si chiama stop trailing e consente di cavalcare trend forti (analisi dei volumi trattati) con poche correzioni.
7) Costituire un fondo ammortamento perdite con gli utili conseguiti Man mano che il trader consegue degli utili dovrebbe accantonarne almeno una parte in un fondo che investa su strumenti tranquilli, tipo un fondo monetario e senza rischio di cambio. A tale fondo non dovrebbe attingere in nessun caso tranne che per ripianare perdite di trading future. La quota da accantonare dovrebbe essere inizialmente abbastanza alta, in modo da formare in tempi brevi uno “zoccolo duro”. In seguito si potranno ridurre gli accantonamenti, quando si sia costituito un plafond adeguato all’operatività ed ai rischi che si intende correre.
8) Non farsi assorbire troppo dall’attività di trading: alla lunga logora Non bisogna perdere di vista che l’attività di trading è un mezzo, tra molti altri, con il quale si cerca di aumentare il proprio reddito e la propria ricchezza. Il fine è migliorare il proprio livello di vita. E’ quindi evidente che fare del mezzo un fine significa andare incontro a pesanti frustrazioni. Non vale la pena fare tanta fatica per vivere male! E’ perciò necessario limitare l’operatività ad un livello sostenibile nel lungo termine: ci si guadagna in salute, e probabilmente anche nel portafoglio!
9) DISCIPLINA: ricordarsi di osservare questi principi! Il mercato non è assolutamente un meccanismo perfetto e razionale ma è mosso da sentimenti ed emozioni e perciò può stare su livelli “sbagliati” anche per un periodo lungo – lungo sufficientemente per fare subire grosse perdite a chi sosteneva di aver “ragione” e da solo è andato contro corrente. Tutti i trader con un po’ di esperienza e buon senso, condividono generalmente i principi su menzionati. Allo stesso tempo questi vengono quotidianamente violati, in tutto o in parte, soprattutto sotto la spinta di impulsi emotivi, la triade avidità-paura-speranza. Rispettare tale “decalogo” significa operare in modo oculato per fronteggiare consapevolmente i rischi finanziari del trading che non è “giocare in borsa”.
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